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Mobilità elettrica in Italia: ce ne parla il ministro della Transizione Ecologica

Intervista all’onorevole Gilberto Fratin, facciamo il punto sulla mobilità elettrica in Italia

Riguardo alla mobilità elettrica è uscita tempo fa sulle principali riviste di settore un’intervista rilasciata da Gilberto Pichetto Fratin, il ministro della Transizione Ecologica.

Nelle sue risposte, l’Onorevole si è confrontato sui temi legati alla mobilità elettrica e all’elettrificazione italiana, un argomento difficile da affrontare poiché il nostro paese è tra i fanalini di coda d’Europa per quanto riguarda l’immatricolazione dei veicoli elettrici.

Cerchiamo di capirne di più.

Fratin ministro della Transizione Ecologica

Oltre la mobilità elettrica: riusciremo mai a far cambiare idea agli italiani sul nucleare?

A maggio il parlamento ha approvato una mozione con l’intento di mantenere l’Italia sul fronte della ricerca e della sperimentazione sul nucleare.

Questo passaggio non vuol dire iniziare a costruire centrali, ma ricordare che sono ormai lontani gli impianti di prima e seconda generazione — quelli di Chernobyl e Fukushima, per intendersi — e che il nucleare, o meglio gli small reactor, sono impianti a fissione di quarta generazione.

Cosa cambia? Parliamo di centrali nucleari più piccole e affidabili, grazie anche alla tecnologia che sta facendo passi da gigante.

Pertanto, anche il governo italiano dovrebbe iniziare a prenderla come ipotesi per produrre energia elettrica grazie al nucleare, sarebbe un nuovo fronte davvero importante.

Utilizzare moderni impianti per garantire energia pulita rappresenta una scelta strategica per la mobilità elettrica.

mobilita elettrica

Quali sono le posizioni dell’Europa e dell’Italia rispetto ai biocarburanti?

Al G7 giapponese, oltre all’energia nucleare, è stato inserito anche il biocarburante, e anche questo è un tema nazionale.

Tutto ciò potrà andare anche al G20 e dare indirizzo; è un percorso che ci darà la tecnologia, senza concentrarsi sui singoli stati membri.

Non è troppo tardi per e-fuel e biocarburanti come alternativa all’elettrico?

Gilberto Fratin spiega: non credo che si possa parlare di soluzioni alternative o palliative: l’elettrico rimane il percorso principale, tuttavia anche qui la tecnologia sta avanzando più rapidamente di ogni previsione che possiamo fare, e quindi non va chiusa nessuna porta.

Occorre intervenire sulle emissioni, non sullo strumento d’emissione: pertanto, potranno esserci anche carburanti senza emissioni come gli e-fuel, o con un bilanciamento delle emissioni, come i biocarburanti.

Poi, se questo bilanciamento non ci sarà, vorrà dire che non li utilizzeremo, chiosa Fratin.

Noi di International Motors abbiamo affrontato l’argomento e-fuel in un recente articolo.

 

Nonostante il mercato dell’auto italiano sia ai minimi storici, la mobilità elettrica in Italia continua ad avere una penetrazione davvero bassa.

Da un lato, affinché la mobilità elettrica in Italia prenda davvero campo, sono necessarie delle infrastrutture che attualmente non abbiamo.

Dall’altro lato c’è comunque azioni concrete: stiamo installando 21 mila colonnine elettriche grazie ai fondi del PNRR, in aggiunta alle 37 mila già esistenti per ricaricare i mezzi elettrici.

mobilità elettrica in Italia

Tuttavia resta il fatto che l’elettrico costa ancora molto, e quindi non è accessibile a tutti, considerando anche che sui 40 milioni di veicoli che circolano nel nostro paese, ce ne sono ancora oltre 2 milioni tra Euro 1 ed Euro 2.

Io sono convinto, prosegue Gilberto Fratin, che quando l’elettrico avrà prezzi più concorrenziali la situazione migliorerà, unita al fatto di ulteriori incentivi, a patto che la situazione di bilancio dell’Italia lo consenta.

A proposito di incentivi per la mobilità elettrica, ci sono delle novità all’orizzonte?

L’incentivo sull’elettrico è previsto già da qualche anno: per il 2023 ci sono 5000 euro con rottamazione e 3000 euro senza, per acquistare un’auto elettrica con emissioni entro i 20 g/km, con un fondo di 190 milioni di euro.

Obiettivamente va detto che non c’è stata una richiesta di veicoli elettrici come si sperava, anche per colpa della crisi dei microchip, che ha dilatato molto i tempi delle consegne.

L’idrogeno potrebbe essere una soluzione importante?

L’idrogeno sarà una delle soluzioni definitive. Ancora ce n’è di strada da fare, in quanto siamo ancora nella fase in cui non è nemmeno la soluzione definitiva per produrre energia elettrica.

Il prossimo passaggio sarà farlo diventare il carburante neutro per motori innovativi, ma questo avverrà in futuro.

Ci abbiamo investito molto, sia con i fondi del PNRR, sia con i fondi dello Stato. Penso che inizialmente, l’idrogeno servirà per il trasporto pesante e ferroviario, e soltanto in seguito verrà utilizzato dall’industria automobilistica per la mobilità privata.

Molti costruttori non stanno scegliendo l’Italia. Cosa ne pensa a riguardo?

Affinché i costruttori di automobili decidano di investire in Italia c’è necessità di infrastrutture. Per questo c’è un forte impegno da parte dello Stato, e ovviamente stiamo invitando i grandi gruppi a dibattere sul problema.

Vorrei comunque ricordare che l’Italia aveva una condizione da monopolista nel Paese, e oggi lo stesso monopolista è diventato francese. Tuttavia, c’è un’enorme specializzazione in Italia, e il settore può restare trainante grazie agli oltre 300 mila occupati diretti e un milione totale di lavoratori nel sistema auto.

Le opportunità potranno quindi rimanere anche in futuro. Naturalmente, tutto ciò è legato ai meccanismi delle regole del lavoro e alle agevolazioni, cose che esulano dal fatto specifico di produzione degli autoveicoli.